Quando fecondare una bovina?

9 Ago 2021

La riproduzione è una fase molto importante della vita di un animale, sia che esso si trovi in allevamento che in natura. Di grande importanza risultano le figure di veterinari esperti in riproduzione e alimentaristi, in grado di supportare al meglio l’attività dell’allevatore e di rilevare (e risolvere) le problematiche di una ridotta fertilità: esse possono essere ricondotte in generale a problemi di tipo sanitario, alimentare (stato di nutrizione non ottimale), ambientale (stress dell’animale) e di management degli animali (controllo).

In questo articolo parleremo nello specifico dei bovini e di quando fecondare una bovina, una specie che presenta cicli estrali continui ogni 17/21 giorni (fino a quando non avviene la fecondazione). La pubertà si manifesta con la comparsa del primo calore, che avviene in età diverse a seconda della razza: per la Frisona e la Bruna si verifica intorno all’ottavo/decimo mese di vita, per le Pezzate intorno ai 10/12 mesi, mentre i bovini da carne sono più tardivi e presentano il primo calore intorno al dodicesimo/sedicesimo mese di vita.

Come riconoscere una bovina in calore?

Il comando per l’inizio dell’attività sessuale parte da una ghiandola che si trova alla base del cervello: l’ipofisi, la quale non solo produce gli ormoni che influenzano l’attività delle ovaie della bovina, ma riceve stimoli da una parte del cervello alla quale è strettamente connessa, ovvero l’ipotalamo. Quest’ultimo riceve sollecitazioni da diverse parti del cervello: stimoli visivi, olfattivi, tattili, ecc.

Bisogna riconoscere il comportamento dell’animale durante l’estro, per sapere quando l’animale è pronta per essere fecondata. Nella fase centrale dell’estro l’animale manifesta i seguenti comportamenti:

  • vulva turgida e arrossata;
  • vocalizza frequentemente;
  • mangia meno;
  • aumenta il tempo dedicato all’attività locomotoria;
  • vagina molto umida;
  • si lascia montare da altre bovine;
  • è coperta di fango sui fianchi e presenta tracce di saliva sul dorso.

Fatte queste premesse, quando fecondare una bovina?

Di norma è opportuno aspettare che l’animale abbia raggiunto almeno i 2/3 del peso da adulto. Ricordatevi che fecondare una bovina troppo giovane ne compromette lo sviluppo, perché non ha sufficiente energia per crescere e sviluppare il feto. Dopo il parto, solitamente, si aspettano dai 45 ai 60 giorni (il terzo calore) prima di fecondare, in modo che l’involuzione uterina sia completata e la vacca sia pronta per una nuova gravidanza.

Ecco alcuni dati fisiologici che potrebbero interessarvi:

  • il calore o estro si manifesta ogni 21 giorni (18-24 gg);
  • l’estro dura in media 18 ore (4-24 h);
  • l’ovulazione avviene circa 30 ore dopo l’inizio dell’estro (ossia quando il calore è finito);
  • la gravidanza dura 279-290 giorni.

La sincronizzazione dei calori

Le vacche che allattano manifestano il calore più tardi rispetto a quelle che vengono munte e alle quali è stato tolto il vitello alla nascita. Se noi volessimo, potremmo sincronizzare i calori di un certo numero di vacche per avere i parti concentrati nel periodo che per noi risulta più consono. La sincronizzazione dei calori si può attuare con metodiche differenti:

  • Attraverso l’uso di prostaglandine
  • Con l’utilizzo di un progestinico di sintesi
  • Metodica Ovsynch.

Le prostaglandine sono delle sostanze che vengono prodotte dall’organismo per diverse funzioni. La prostaglandina che ci interessa nel ciclo sessuale è una sostanza che viene prodotta normalmente dalle cellule dell’utero, e serve per distruggere (lisare) il corpo luteo (ghiandola endocrina temporanea), sia in caso di mancata gravidanza sia al termine della gravidanza stessa. Con la distruzione del corpo luteo da parte della prostaglandina si dà il via all’inizio di un nuovo ciclo sessuale.

Le prostaglandine vengono somministrate per via parenterale (ovvero tramite un’iniezione). Per evitare spiacevoli inconvenienti, è opportuno ripetere la somministrazione dopo 10-12 giorni in modo che in questa seconda fase ci si trovi di fronte a un corpo luteo funzionante, e quindi sensibile all’azione della prostaglandina. L’estro si manifesterà in media entro 3-5 giorni dall’ultima somministrazione.

Il secondo metodo è quello che prevede l’uso di un progestinico di sintesi, in maniera simile a come si procede negli ovini e nei caprini con le spugnette vaginali. Nella bovina si utilizzano degli impianti sottocutanei imbevuti di progestinico, che vengono posizionati nella faccia dorsale del padiglione auricolare. Vengono lasciati per 12 giorni e, una volta espiantati, le bovine trattate presentano i calori contemporaneamente. Per migliorare la sincronizzazione, dopo l’espianto viene somministrato un ormone, detto PMSG. L’estro compare 36-72 ore dopo la rimozione dell’impianto.

Uno dei metodi più completi ed efficaci è invece il metodo OVSYNCH, usato per numerosi vantaggi quali la fertilità, il tasso di gravidanza più elevato e la possibilità di usarlo in qualsiasi fase del ciclo sessuale della bovina. Il protocollo si basa sulle somministrazioni dell’ormone GnRH. L’ovulazione avviene 24-32 ore dopo.

I vantaggi della sincronizzazione sono:

  • diminuzione dei periodi improduttivi;
  • programmazione dei parti;
  • permettere di adattare la produzione al mercato;
  • permette di poter effettuare una fecondazione programmata su bovine con calori assenti, silenti o deboli;
  • organizzazione dei gruppi omogenei di animali che affrontano le stesse fasi di allevamento;
  • permette di migliorare il controllo e la gestione della funzionalità produttiva della mandria.

I tipi di fecondazione

  1. Monta naturale

Si parla di monta naturale quando la fecondazione viene fatta direttamente dal bovino. La monta naturale, secondo la classificazione tradizionale, si divide in:

  • monta libera, in cui maschi e femmine si accoppiano nella stagione riproduttiva, senza l’intervento umano;
  • monta controllata, realizzata con l’intervento dell’allevatore che divide la mandria in gruppi, ciascuno dei quali viene fecondato da un maschio scelto precedentemente;
  • monta alla mano (utilizzata raramente), quando si porta la femmina in calore dal maschio tenuto in un recinto separato.
  1. Fecondazione artificiale

Si parla di fecondazione artificiale quando l’inserimento del materiale seminale nell’apparato femminile avviene senza l’intervento diretto del toro. È una pratica che nel settore bovino viene adoperata in maniera sistematica a partire dagli anni ‘30. Consiste nel prelievo del materiale seminale del toro, nella valutazione e successiva diluizione dello stesso e, quindi, nella divisione in dosi inseminanti. Normalmente negli allevamenti è molto utilizzata l’inseminazione strumentale, perché porta dei benefici sia per l’allevatore che per la vacca.

L’importanza dell’inseminazione artificiale, come si può ben intuire, risiede nella possibilità di poter fecondare più vacche con il seme di un solo toro: questo è un vantaggio non solo in termini economici, ma anche perché da un solo toro di buona genealogia si possono avere un numero di vitelli enormemente superiore rispetto alla monta naturale. Al vantaggio economico si aggiunge anche quello sanitario.

Lo sperma può essere conservato per circa 48 ore con la metodica della refrigerazione (+5 °C), ma per un tempo indefinito con il congelamento (azoto liquido -196 °C). Lo scongelamento ottimale della paillette (all’interno del quale c’è la dose di seme) avviene in acqua a 35-38° C per 30-45 secondi. Il seme scongelato mantiene la sua capacità fertilizzante se conservato a temperature da 20° a 37° C per circa 20 minuti. L’esposizione del seme agli agenti atmosferici, alle sostanze chimiche, a bruschi cambiamenti di temperatura o a una impropria manipolazione può diminuire il tasso di concepimento delle bovine fecondate.

Il prelievo del seme

Qual è la procedura per prelevare il seme? L’assistente guida l’organo copulatore del bovino all’interno di una vagina artificiale, dove avviene la raccolta dell’eiaculato. Questa vagina artificiale è costituita da un tubo metallico (nella cui parte interna si pone una camicia in lattice, nella quale viene posta acqua calda a una temperatura di 40-42°C) e da un cono raccoglitore, che termina con una provetta dove si raccoglie il seme.

La lunghezza della vagina artificiale è diversa per gli animali giovani (26 cm) e per gli animali adulti (30-40 cm). Una volta prelevato il seme si controlla la quantità, si effettua la conta degli spermatozoi e si valuta la vitalità e la morfologia degli stessi. A questo punto è possibile stabilire quante dosi si possono fare dall’eiaculato in esame. Si considera che la dose minima fecondante per una bovina sia di 10 milioni di spermatozoi «progressivamente mobili». Considerando una mortalità dovuta al congelamento di quasi il 50% degli spermatozoi, in ogni paillette ci devono essere almeno 20 milioni di spermatozoi.

La conservazione del seme

Per conservare il seme, la metodica migliore è quella del congelamento in azoto liquido: prima il seme deve però essere diluito con sostanze che ne aumentano la conservabilità e forniscono agli spermatozoi l’energia sufficiente per mantenere la vitalità e la capacità fecondante (mestruo). La soluzione (seme + mestruo) viene confezionata all’interno delle paillettes.

L’inseminazione

A questo punto si può procedere al contenimento della vacca e alla pulizia della vulva. Dal contenitore dell’azoto si può prendere la dose di seme (paillette) che viene posta in acqua tiepida a 37°C per lo scongelamento, per circa 30 secondi. Dopo aver tagliato le estremità, la paillette è pronta per l’inserimento nella pistolette di inseminazione, che viene poi a sua volta inserita nella guaina monouso. Si indossa il guanto lungo sul braccio che dovrà entrare nel retto della vacca e quindi si guida, con la mano che sta dentro il retto, la pistolette fino al collo dell’utero.

Si blocca con la mano il collo dell’utero e si facilita la penetrazione della pistolette fino ad arrivare in vicinanza della biforcazione delle corna uterine. A questo punto si preme lo stantuffo e il seme viene depositato a livello uterino. Si attende fino a che lo stantuffo sia arrivato a fine corsa e quindi si estrae delicatamente la pistolette.

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